di Ivano Bariani (FaM_09)
070606 – monorotaia
Non voglio tormentarvi fino alla fine, per cui eccovi anzitutto la grande morale del tutto: l’aeroporto di Roma Fiumicino puzza di tè alla pesca. L’odore è più intenso nei bagni. Ne prendo nota mentre questo trenino senza conducente mi porta da dove sono entrato a dove volerò via -- è un treno automatico, molto giapponese. Sembra quello delle prime schermate di Half Life, e mi viene in mente che là, nel videogioco, si chiamava “monorotaia”. Quindi guardo fuori dai finestrini ambrati della monorotaia -- di là c’è tutto un aeroporto che scorre -- e in una botta sola mi rendo conto che potremmo essere a trecento metri di altezza. Il punto di quello che sto facendo: sto per prendere un volo internazionale. E fin qui.Visto che non ho più niente da appuntarmi, mentre l’unico vagone rallenta e si infila nel terminal, io rimetto la matita in tasca e prendo il mio romanzo per il viaggio. L’ho scelto con cura dalla pila dei Leggerò: non ha meno di 200 pagine ma non supera le 250; non mi pianterà in asso prima di Varsavia e se tutto va bene mi resterà l’epilogo per il ritorno. È I ragazzi venuti dal Brasile, di Ira Levin. Solo adesso mi chiedo che pensata sia stata, quella di portarsi un libretto con la faccia incazzata di Hitler in copertina in un paese che non ha una sola possibilità di decifrare la scritta “romanzo”. Del resto sono quasi sicuro che la Polonia abbia avuto qualche problema coi nazisti, in passato.Guardo Hitler, penso alla lingua e mi viene in mente che dovrò parlare parecchio in inglese, per i prossimi giorni. Passino gli incontri informali, ma per la Serata Ufficiale (è sul programma, non sono mitomane né masochista), per quella cosa di tre minuti che mi hanno detto di preparare, l’unica possibilità che ho è mandare a mente qualche frase di circostanza. First of all, let me say it’s an honour to be asked to be here today. Ecco. Se riesco a farmela durare cinque minuti, andrà tutto bene.
070606 – aereo (decollo)La dura realtà è che se questo aereo cade, il pianeta dovrà fare a meno di:- un tizio che mi ricorda qualcuno ma non so chi,- un vecchio con l’aria ebrea e cacciatrice di nazisti (colpa del romanzo che continuo a piluccare),- una quarantenne scafata che sembra una sedicenne alle prime armi coi trucchi,- un giapponese abbronzatissimo con la fronte come il Fujiama che guarda fuori e si mangia le unghie della mano destra, dal pollice al mignolo, impegnato in una variante orale della dedizione nipponica alle pratiche di automutilazione (di tanto in tanto, si ferma a sputare le unghie sul finestrino),- un certo numero di polacchi alito-di-cipolla,- me.Io, come tutti, ho fantasie sessuali sulle hostess. Ma, gente, so che saprete farvene una ragione se qui si fallirà la missione di arrivare a Varsavia tutti interi. Tra l’altro, il mancato atterraggio sani e salvi a Varsavia precluderà anche il resto della mia missione: arrivare nella ridente cittadina di Bydgoszcz, consegnare un certo numero di libri (per “loro”) incomprensibili, dire le tre cose in inglese che mi ricordo della registrazione del concerto in memoria di Stevie Ray Vaughan che ho ascoltato giusto ieri (Eric Clapton sale sul palco, si schiarisce la voce, la folla trattiene un urlo: “First of all,” dice l’Eric con la sua voce nasale, “let me say it’s an honour to be asked to be here today.” Poi aggiunge un’altra cosa che non ho mai capito, e sul libretto del CD non è trascritta; comunque Stevie era morto un paio d’anni prima di quel concerto, per via guarda il caso di un incidente aereo) e poi riportare le mie chiappe italofone al lavoro entro domenica.Un’unica domanda: perché ci fanno vedere come funzionano i giubbetti salvagente? Oltretutto, io ho seguito le istruzioni alla lettera: “SISTEMATE IL BAGAGLIO SOTTO IL SEDILE”. Ma l’altra scritta dice: “GIUBBOTTO SALVAGENTE SOTTO LA PROPRIA POLTRONA”Penso: propria?Penso: giubbOtto?E riesco proprio a vedermici, in caso di emergenza, mentre cerco di arrivare al giubbOtto senza sballottare troppo lo zaino col computer, riesco in qualche dissociatissimo modo a trovare la calma per indossarlo e finalmente posso schiantarmi sereno al largo di... Perugia? Bologna? Berlino? Se non altro il mio iBook non si bagnerà.A proposito di computer: ho fatto le mie brave ricerche: salta fuori che secondo Wikipedia la Polonia è un paese curioso.
Quindi, dando per scontata la vostra curiosità e il vostro spirito di osservazione, vado subito a raccontarvi come mai presidente e primo ministro, qui, hanno lo stesso cognome.Prendendola da lontano: l’attuale presidente della Polonia è il signor Lech Kaczyn´ski; ha un fratello gemello, Jaroslaw Kaczyn´ski, che è leader del partito conservatore “Legge e giustizia”. I due sono assolutamente identici, e che ve lo dico a fare. Ma se non ora, non saprei proprio quando aggiungere queste due note di costume sui gemelli Kaczyn´ski: 1) nel 1962, Lech e Jaros?aw, 13 anni, recitano insieme in O dwóch takich, co ukradli ksie„z¾yc, “I due che rubarono la luna”, un classico per l’infanzia, almeno in Polonia. 2) I nostri amici monozigoti non hanno alcun legame di parentela con Theodore Kaczynski -- quello era americano -- perciò, per non confonderci, qualora ce ne fosse bisogno, adotteremo anche qui per lui l’epiteto “Unabomber”.Altre note meno divertenti sulla carriera politica della progenie Kaczyn´ski: nel 2005 Jaroslaw vince le elezioni, ma rifiuta l’incarico di primo ministro temendo che questo possa indebolire le chance presidenziali del fratello. In effetti, il 23 dicembre dello stesso anno, Lech viene eletto presidente della Polonia (e siamo più o meno nello stesso periodo in cui mi viene chiesto se voglio partecipare al festival letterario di Bydgoszcz). Appena torno, invece, scoprirò che Jaros?aw è nel frattempo diventato primo ministro, e finalmente la strategia a lungo termine della famiglia Kaczyn´ski ha dato i suoi frutti: le due principali cariche del paese sono ora in mano allo stesso corredo cromosomico -- che nel 2006 uno tende a considerarla se non sul piano politico una sconfitta almeno dal punto di vista della varietà genetica. Volendo spingersi sul grottesco, immagino che le televisioni polacche d’ora in poi investiranno parecchio sulle didascalie, durante le conferenze stampa.Ora torniamo ai miei dubbi dopo il decollo. Per esempio: com’è che il tizio accanto a me legge durante la pericolosissima manovra, e non smette nemmeno mentre accarezziamo Ostia, e non dà una sbirciata neanche quando è evidente che il Tevere, sotto di noi, è tipo una vena limacciosa e impazzita? Ha paura, il tizio che mi ricorda qualcuno ma non so bene chi? Adesso che il comandante ha detto che si può, tirerà fuori il suo PC (sono sicuro che ce l’ha, anche lui, da qualche parte) e si connetterà a Google Maps invece di guardare le ombre proiettate dalle nuvole per una volta da una prospettiva che rende l’ombra più piccola della palletta di vapore che la proietta? (Tra parentesi: com’è che l’aereo non proietta ombre?) Non voglio diventare così, io, penso in questo momento in cui non si possono tenere accese periferiche digitali né leggere alcunché visto che il mondo di fuori è tipo impennato verso il basso e quindi hai tutto il tempo che vuoi per prendere appunti mentali. Penso anche che non voglio essere uno di quelli che non guarda. Penso: se viene giù tutta quanta la baracca, tra le mie gambe troveranno (se le troveranno) la carcassa dell’iBook e questi appunti qui (se farò in tempo a trascriverli, appena il comandante dirà che posso farlo in maniera digitale). Il tizio dietro di me, comunque, dorme. Lo odio profondamente.Motivi per cui il mio finestrino è meglio di Google Maps:- il riflesso abbacinante del sole sulle nuvole- le macchinine sull’autostradina si muovono- una tizia con le tette compresse in un’uniforme mi serve succo di frutta o caffé; sorride quando le sorrido (specie se mi ha beccato mentre spiavo con aria indagatrice il tizio seduto accanto a me -- saprò chi mi ricorda prima che lui possa dire “SISMI”, è una promessa).Woha! aspetta un attimo: quello laggiù che ci viene incontro è l’Adriatico. Allora c’è un motivo se abbiamo a bordo tutti questi giubbetti. Abbiamo attraversato lo Stivale, e ora voliamo sul mare. Avevo pensato alla nostra rotta calcolandola naturalmente su una specie di tragitto autostradale, ma se ci penso, in effetti, così è molto più sensato. Il nostro comandante insomma sa quello che fa. È proprio un dritto. Credo che sposterò lo zaino sotto il sedile di Mr. Assomiglio-a-vattelapesca.
070606 – aereo (disegni da computer senza batterie)Questa è la forma del cioccolatino che ci hanno dato assieme al caffé.
Mentre lo mastico, vedo sulla costa adriatica una città fatta così:
Non capisco se è Rimini, Riccione, Fano o che. Quindi faccio un disegnino del litorale, per controllare su Google Maps appena posso. Il cioccolatino, intanto, sa di cenere. Di colpo ho voglia di una sigaretta.
070606 – aereo (finestrino da computer senza batterie e penna scarica)Lo scorrimento del panorama ha una sua inarrestabilità interessante. Siamo di nuovo sulla terraferma. Se non è Jugoslavia, è da quelle parti lì. Mi domando che lingua parlino sotto di noi in questo momento. Per quello che ho capito, là sotto potrebbe esserci uno stato a scelta tra quelli che abbiamo bombardato nel ’96. Potrei sempre chiedere a qualcuno. Considero se sporgermi o meno sul sedile vuoto che mi separa da Mr. Vattelapesca -- lo vedo così tranquillo e disinteressato -- magari lui conosce il nostro piano di volo. Quando mi volto a guardarlo lo trovo che mi sta guardando a sua volta. Ha la faccia di uno che conosce almeno due sistemi per scaraventarmi giù dall’aereo senza che nessuno se ne accorga. Torno a leggere I ragazzi venuti dal brasile.
070606 – aereo (atterraggio)Scendiamo verso terra assieme alle nostre probabilità di sopravvivenza in caso di impatto, stando all’opinione non richiesta del mio amico dormiglione. Lo preferivo prima, tra l’altro, quando non sapevo che aveva l’accento milanese e una certa qual competenza in materia di responsabilità civili e penali qualora il nostro amato aereo sfondi il tetto di qualcuno.Guardo fuori dal finestrino.Varsavia è tipo il Trentino senza le montagne. Mucche, case coi tetti spioventi, giardini verdissimi e curatissimi gettati in un paesaggio per il resto molto emiliano.Sopravviviamo all’impatto con la pista di atterraggio, per la cronaca.
070606 – aeroporto (frontiera)Il primo assaggio di Polonia che ho, per quanto parziale, è: due stranieri dall’aria manageriale in coda dietro di me che si accordano in una lingua che potrebbe essere inglese (sicuramente non è la lingua di nessuno dei due) per una partita a una cosa che potrebbe essere “paint-ball” come “pain-ball”. Mi viene voglia di seguirli, magari è una specie di sport nazionale per stranieri, qui. Invece è il mio turno di mostrare i documenti.
070606 – furgoneOra sono pronto ad ammetterlo: è una sensazione strana uscire dall’aeroporto e vedere qualcuno col tuo nome in corpo 500 su un foglio bianco davanti alla faccia. Accanto a due tipe che imparerò a conoscere nei prossimi giorni, ne sono sicuro, c’è l’altro tizio arrivato dall’Italia. Ci caricano entrambi su un furgone assieme ai due membri della delegazione serba. Si parla poco, le sospensioni sono andate e i kilometri da percorrere fino a Bydgoszcz sono tipo 250, stando a quel che ho capito. Da Reggio Emilia, invece, devo calcolarlo su viamichelin.com che sono 1500. Il motivo per cui io e quest’altro italiano ci troviamo qui, su questo furgone puntato verso l’ignoto, tanto vale dirlo, insomma, è che siamo entrambi nati là, tra le nebbie perenni della bassa reggiana.Lo sapevate? Reggio Emilia è gemellata con ben tre diverse città: Fort Worth, USA; Kragujevac, Serbia, e -- indovinate un po’ -- Bydgoszcz, Polonia.Dev’esserci una specie di regola, oppure una qualche clausola illeggibile in calce al contratto di gemellaggio, comunque sta di fatto che se a Bydgoszcz organizzano un festival letterario, se detto festival letterario disgraziatamente decide fregiarsi della qualifica internazionale, è d’obbligo che l’organizzazione del festival inviti almeno un paio di autori da ognuna delle città con cui sono gemellati.Ora non fraintendetemi: i gemellaggi sono una cosa seria. Né ho intenzione di sostenere che siamo qui in questo momento soltanto per evitare una crisi diplomatica padano-polacca. Piuttosto, è possibile che il gemellaggio in quanto tale sia il calco di un legame molto meno artificiale di quanto sono disposto ad immaginare. È un fatto, per esempio, che Mazurek Da„browskiego, l’inno nazionale polacco, è composto a proprio a Reggio Emilia. (Si tratta di una mazurka, giustamente, ma vi eviterò battute su questo tizio che si trova allo stand del ballo liscio di una qualche Festa dell’Unità di fine ’700 e si lascia ispirare.) Per capire questa cosa di un inno scritto da un tizio che si trovava -- letteralmente -- in Culonia rispetto a casa sua, dovete pensare che la Polonia a un certo punto è stata cancellata dalle carte geografiche. Poi l’hanno ridisegnata, l’hanno cancellata di nuovo e l’hanno ridisegnata ma con l’inchiostro simpatico. E insomma i confini della nazione europea che per prima si era dotata di una costituzione scritta hanno continuato ad andare e venire a seconda dei motivi più disparati (il più delle volte, comunque e banalmente: guerra). Ora uno può anche stranirsi quando sente i ragazzini dopo il mondiale cantare “Siam pron-ti alla mor-te, l’Ita-lia chia-mò”, ma provate solo a immaginare come dev’essere a livello di nostalgia implicita cantare una cosa come “Jeszcze Polska nie zgine„la, Kiedy my z¾yjemy” (“La Polonia non è ancora scomparsa, fintanto che noi viviamo”). Il fatto è che i soldati polacchi hanno combattuto un po’ ovunque e un po’ accanto a chiunque, a partire dai primi dell’Ottocento e a momenti alterni. Da cui il motto vagamente (e, sospetto, inconsapevolmente) ironico dell’esercito polacco: “'Za wolnos´c´ Wasza„ i Nasza„” (“Per la libertà; la vostra come la nostra”). Fine della parabola musical-storico-cartografica polacca; altri 200 kilometri davanti a noi.Mentre rimbalziamo tra una buca e l’altra, scopro dove sono finite tutte le 126 che da noi non si vedono più: quelle che non ti sorpassano ai 130 su strade a doppio scorrimento tempestate di bozzi (le strade come le 126, cioè), sono lasciate a prendere la ruggine lungo la carreggiata -- trasformate in fioriere dopo che un qualche tipo di incidente le ha private di ruote e parabrezza. È come assistere alle fasi finali di un complesso ciclo produttivo floreal-metallurgico.Io e l’altro italiano sediamo in fondo al furgone. Davanti a noi i serbi, poi le due polacchine e l’autista. Sono sicuro che quella con cui l’uomo continua a guardarmi dallo specchietto sia un’aria pesantemente minacciosa.Quando cerco di fare conversazione coi sedili davanti una delle due ragazze con cui credevo di poter comunicare (i serbi hanno un mezzo problema fisico con la durata del loro viaggio e un altro mezzo problema linguistico con l’inglese) mi fa capire che la sto mettendo in imbarazzo: non sa spiegarmi perché sulla prima pagina del suo giornale c’è una foto del presidente Kaczyn´ski travestito da Gioconda, con un dossier in mano -- cioè: non sa farlo se non le concedo di usare almeno 30 parole polacche. Io capisco: “scandal”. Capisco: “communists”, e: “breaking with the past”. Poi altre quattro ore di silenzio. Fortunatamente il furgone è anche rumoroso.Per il futuro: mai prendere appunti in assenza di sospensioni.
070606 – gospodaIl serbo accasciato davanti a me dorme. La serba mi racconta che scrive libri medievali. Lei invece poesie, lavora negli uffici del comune della sua città; se non mi dispiace, ora che mi ha risposto tornerebbe volentieri a dormire. Fuori ci sono pinete, tetti spioventi, ancora pinete. Devo raddrizzarmi perché il paesaggio scorre quasi sotto il livello del finestrino. Se esiste una divinità lessicale dotata di un qualche buonsenso, “montagna” in polacco è una parola lunghissima e complicata.
Primi rudimenti di polacco fai-da-me: “Gospoda” vuol dire area di sosta con annesso ristorante. Un autogrill di basso profilo. Quello che capiscono quando gli chiedo che vuol dire, però, è che mi ci voglio fermare al più presto. Ora il problema è non dare occasioni all’autista per colpirmi violentemente sulla nuca.
070606 – Bydgoszcz (periferia)Arrivati in paese, superato il centro della città, ci fanno vedere un bel cimitero, la ferrovia, una fabbrica abbandonata (faceva biciclette, era la più grande della Polonia; un giorno, semplicemente, ha chiuso; prima però s’è preoccupata di sfornare parecchie migliaia di disoccupati). Accanto al secondo cimitero e alla foresta (foresta!) ci indicano il nostro albergo. Vorrei commentare, ma mi viene in mente che forse il nostro autista sarà lo stesso per tutti e quattro i giorni. Faccio una foto, in silenzio.
070606 – Agat HotelNella hall stringiamo un bel po’ di mani. Per imparare nomi e provenienze di tutti quanti ci sarà tempo, ecco quello che spero. Hanno tutti ritirato chiavi e istruzioni. “Serbi e italiani sono sempre gli ultimi”, sento dire da qualcuno dotato di uno scarsissimo senso dell’umorismo oppure di uno strano pacchetto di pregiudizi nazionalistici male assortiti.Mi avvicino alla reception e ritiro le chiavi della mia camera. Si avvicina l’altro italiano e la tipa gli indica me. Più o meno è così che scopriamo di essere gli unici ad avere una doppia. Quando chiedo spiegazioni, la tipa mi restituisce il passaporto e dice che non siamo “proprio gli unici”. I cinesi sono in quattro in una camera. Io le spiego che mia madre con quel sistema mi faceva mangiare gli spinaci, perché c’erano sempre bambini in Africa che morivano di fame. Ma la sensazione è che il suo inglese o la sua disponibilità ad ascoltarmi si siano inceppati all’altezza di “starving”; come che sia: non ha nemmeno sorriso.Salito in camera, la grande sineddoche polacca mi raggiunge al bagno. La carta igienica è di carta riciclata.
È grigia e nel complesso repellente. Il genere di oggetto consegnato al mondo con indiscutibili intenti nocivi. Ma poi la mancanza di alternative ti costringe a scoprirne la morbidezza e -- ecco il punto -- il fantastico profumo. La Polonia, così a occhio e dopo solo 10 ore che la calpesto, è esattamente questo. Rude, sorprendentemente efficiente.
070606 – cena informaleRicorderò per sempre i gamberetti della “zuppa tipica”. Ma più a breve termine: tanto piacere di conoscere Jim e Susan, dalla Scozia, Jasna e Vladimir, squadra serba che a quanto pare conosce anche altri stati neuro-vegetativi oltre al sonno, il tipo cinese uno, il tipo cinese due e il tipo cinese tre, più il loro “interprete” (quando mi avvicino per scambiare quattro chiacchiere -- un brutto vizio, lo so, ancora non ci sono abituato a questa cosa del mettere in imbarazzo gli altri -- la sua risposta è: “Speak slow, simple english”), Bettina dalla Germania e le due tizie ucraine. Poi il sosia magro di Hulk Hogan (dirige l’istituto di cultura di Bydgoszcz) e Joanna, dell’organizzazione, nel team di ragazze autoctone col compito di farci da angeli custodi (tanto per fare chiarezza: lei ha preso il posta di Olla, che sarebbe poi la tipa con cui ho tentato di parlare sul furgone; perciò i punti controversi, al momento, sono: che fine ha fatto la timida Olla? In che modo la sua prematura scomparsa ha a che fare con il triste episodio linguistico in cui l’ho trascinata oggi? L’autista ha un alibi?).Seguono alcuni tentativi di approccio puramente verbale con le cameriere, con la receptionist, con la nostra sempre più triste amica serba. Niente di fatto, contatto non avvenuto. Il problema non è tanto l’impossibilità di ottenere qualcosa di diverso dal vino a pasto. Il peggio è rendersi conto di essere l’unico di questa internazionalissima tavolata disposto anche a pagare pur di avere un bicchiere d’acqua potabile.
080606 – la vista dalla camera 241
Dopo cena scopro che l’Agat Hotel, anche se isolato, anche se delimitato da un lato dalla ferrovia, da un lato dalla foresta, da un lato da un complesso industriale abbandonato e dall’altro dal cimitero, è dotato di rete wireless. Non faccio domande, stavolta: apro l’iBook, comincio a scrivere una e-mail per tutti quelli che sapevano del mio viaggio. Resto seduto sul pavimento ché c’è più campo. Il mio compagno di stanza si è trovato un passaggio per andare in città -- a cena ha sentito parlare di discoteche e ha deciso che non può aspettare fino a domani -- io ho deciso che d’ora in poi egli sarà “Elegant-Man”.
Da: “ivano bariani”Oggetto: arrivatoData: 08 giugno 2006 1:11:52 CETA: “mamma”, “simone”, “mattia”, “peppe”, “stefano”, “daniele”, “flavia”allora praticamente adesso sono qui in questo posto assurdo. però c'è il wireless, che vuol dire che riesco a scrivervi e leggervi ogni volta che passo di qui (domani mattina ce ne andiamo dall’albergo alle 10 e torniamo in serata, quindi non so: se leggete e rispondete prima ok, sennò scaricate la posta domani sera per notizie fresche dalla terra che si è venduta le consonanti al mercato nero per poter entrare in europa). tra l’altro è possibile che non riesco più a ricevere messaggi né telefonate sul cellulare perché qui pago uno sbrozzo ogni volta che ricevo segnali dall’altra parte del confine -- a proposito: mà, non so, se hai tempo e voglia, mi ricarichi sul cellulare 20+5 euro? (sperando che la ricarica arrivi qui). e qui finisce la parte di informazioni.insomma è un po’ già una follia. praticamente sono atterrato (vi risparmio la descrizione dell’utente medio di un volo roma-varsavia, tanto ho preso appunti, seguirà racconto dettagliato) e una specie di comparsa di una puntata qualunque del commissario rex mi ha tenuto cinque minuti in piedi davanti a lui controllando il passaporto. lo fanno con tutti. sono biondi e cattivi, alla dogana di varsavia. attraversare la polonia in macchina fa paura dopo cinque minuti. ogni tanto incroci una fabbrica abbandonata, ogni tanto qualcuno che fa l’autostop. la tv, in questo momento, trasmette solo roba porno-soft (ma sospetto sia il canale nazionale a quest’ora; sono le 24 ma qui tutto tace zut zut, fuori dalla finestra un buio che non ti dico e ettari su ettari di foresta). c’è un cordone di filo spinato, attorno all’albergo.nonstoscherzando.cioè, immaginate questo: la notte polacca, una città fantasma piena a quanto pare di disoccupati con al centro una foresta e al centro della foresta un albergo. dentro l’albergo, dietro il filo spinato e le sbarre alle finestre: io. col mio porno-televisore acceso. sono in una specie di roccaforte turbo-consumista in terra ex-comunista. notevole.ah, alla fine, l’altro autore reggiano venuto fin qui è in camera con me. lui, dopo la cena informale con i politici locali e qualche presidente di non so che (fate conto hulk hogan senza baffi, piglio teutonico e delicatezza pornografica nella voce) l’altro autore italiano vi dicevo ha deciso che non può stare qui e si è fatto portare da un taxi giù in città. un pazzo. temo che non lo rivedrò mai più. se ritorna vittorioso, domani sera lo accompagno. stasera intanto l’ho passata a fumare nella sala della cena con i due tizi della delegazione scozzese (ehi! qui tutti fumano al chiuso! specialmente durante i pasti. una tradizione nazionale. come il brodo di verdure con la pancetta dentro, il pollo fritto, le salse a basse di burro). insomma ho parlato tutta sera con ’sti due vecchietti scozzesi (lui fa il giardiniere, lei l’insegnante di non-ho-capito-cosa) che scrivono poesie e si lamentano tutto il tempo che non si campa di scrittura. dei due, lui beve forte e offre spesso, adesso son bello alticcio (in tele, intanto, una tipa con un tailleur sta a letto -- a letto! con un tailleur! -- e scrive tipo sul suo diario; poi la cosa prende una brutta piega. ci tengo a ripeterlo: si tratta di POLSAT, la rai polacca, mica telesette). qui, lo vedo in tele quando non c'è gente senza mutande (cioè, è una specie di trasmissione-contenitore, se ho capito bene: fanno interviste a personaggi di spicco montate assieme a spezzoni hard; tipo un porta a porta condotto da umberto smaila), hanno già un nuovo set di spot animati della redbull; interessante. si stanno preparando alla prima partita del mondiale, solo che le trasmissioni sportive hanno tutte in sottofondo una specie di musica metal distruttiva, e si concentrano su scene violentissime anche in sport tipo il calcio.se ve lo chiedono: ufficialmente sono lusingato di essere qui.ma vi sto risparmiando un sacco di cose sulla cena, e sul viaggio, e sulle conversazioni coi nostri compagni di viaggio serbi (gli unici con gli scozzesi che mettono insieme due parole di inglese -- ti dico solo questo: lei è una poetessa pacifista, lui il più grande autore di romanzi ad ambientazione medievale della serbia).però, oplà, mentre il nostro fantastico primo giorno va concludendosi con la cena, passa hulk hogan l’albino e ci picchia sulla spalla: ehi, fa l’interprete, vuole darvi dei soldi. a titolo di rimborso per la collaborazione. e questo tira fuori di tasca una mazzetta tipo nonno-buono-a-natale, ci caccia in mano 100 sloti uno dopo l’altro. poi passa con un foglio scritto in polacco e dice che dobbiamo firmare. e noi firmiamo. poi ci chiede il nome dei nostri genitori, e lo aggiunge al foglio. io faccio domande, nessuno sa spiegarmi il perché. qualcuno mette insieme due parole: “taxes declaration” e poi fa un gesto con la mano che vuol dire “basta domande”. insomma se dovessero venirvi a cercare: mà, adesso sai com’è andata la cosa.l’unico contributo della delegazione cinese nel corso della cena: il loro capogruppo ha distribuito il suo biglietto da visita (incomprensibile). c’è rimasto male quando nessuno gliene ha consegnati in cambio. pensavo di dargli tipo quello di una pizzeria di roma che ho nel portafogli, poi ho lasciato stare. i tre cinesi non parlano mai con nessuno, si muovono in gruppo, sono in difficoltà coi cucchiai, non ti guardano mai negli occhi. hanno l’aria di essere qui per raccogliere informazioni, non per darne. se falliscono, in patria verranno fucilati, glielo leggi in faccia. sudano abbondantemente.bén, è appena tornato elegant-man, il mio super-compagno-di-stanza. avrà un sacco di cose da raccontarmi sulla vita notturna dall’altra parte del filo spinato -- il suo super-potere, se ho capito bene, è mantenere la giacca stirata anche dopo 2 ore di volo e 4 di furgone. domani vi aggiorno.un bacio a tutti,qualunque cosa succeda: vendicate la mia morte.i
080606 – Bydgoszcz (in città)Oggi, visita-lampo a Bydgoszcz. Soltanto là, scopriremo di essere dotati di una guida turistica. Comunque ci devono accompagnare con un autobus, tanto siamo distanti. Io salgo, sorrido all’autista. Lui mi guarda, si infila gli occhiali, mi chiude un piede nelle porte pneumatiche.
In città, accompagno la serba a fare spese -- mi piace Jasna, sembra sempre sul punto di piangere. Se solo non avesse evidentemente l’età di mia madre darei il meglio di me. (Fra due giorni scoprirò che Jasna ha esattamente la mia età, e mi deciderò a capire che tutto di lei -- la vecchiaia precoce, l’aspetto perennemente pre-lacrima -- dipende da un unico, maiuscolo fattore: Lei Ha Visto La Guerra.) La sua risposta quando le chiedo se vuole vedere l’interno della grande cattedrale cattolica di Bydgoszcz è: “Ne ho già viste, di chiese”. Jasna è ortodossa, se non s’è capito.Nel pomeriggio, la nostra guida ci raccatta per il tanto millantato giro turistico-informativo. Ne ricavo due storie micidiali.1) la Brda, il fiume che attraversa Bydgoszcz, scorre da nord verso sud. Come a dire che va dal mare verso l’entroterra. A pensarci, in effetti, non è molto chiaro dove vada a finire tutta l’acqua che passa contromano sotto i ponti di Bydgoszcz. Forse se la bevono a boccalate su in montagna -- il che spiegherebbe la penuria di analcolici giù in città -- forse mi piace il mistero. La cosa ha implicazioni fisiche non indifferenti, in ogni caso, mi sembra. Io ci ho sputato dentro e sì: è quella la direzione in cui scorre. Garantito.2) le colline di Bydgoszcz (piccole, tenere, ridicole tettine all’orizzonte della città) sono chiamate “colline degli svedesi”. La storia: quei mattacchioni dei soldati svedesi secoli fa arrivano qui e puntano i cannoni sulla città. Poi scendono dalle colline e chiedono un tributo allucinante, altrimenti daranno fuoco alle polveri. Gli abitanti di Bydgoszcz allora racimolano tutto il possibile -- cibo, soldi, tutta la loro preziosa vodka, qualunque cosa. Al che gli svedesi si sfondano le schiene ma tornano all’accampamento carichi di roba. La storia ha tutta un’atmosfera asterixeggiante, a pensarci: la sera stessa, gli invasori svedesi mangiano e bevono alla salute del paese depredato, ma si dimenticano di fare i conti con la mancanza di liquidi analcolici nella dieta locale, e cadono belli che addormentati. Solo allora, nella calma notturna di una colossale sbornia collettiva, gli abitanti di Bydgoszcz raggiungono i soldati svedesi e li sgozzano. Uno alla volta. Fine della storia.
Il simbolo della città di Bydgoszcz è un castello con la porta mezza chiusa per i nemici, e mezza aperta per gli amici; “come voi”, proverà a tranquillizzarci la guida. Io so solo che qui non accetto più alcolici, grazie.Salta fuori che Elegant-Man, mentre io mi lasciavo abbindolare dalla guida, si è cercato una camera tutta per sé in centro. Qualcuno del gruppo, a un certo punto, dopo avermi chiesto che fine aveva fatto il mio collega, mi chiede se in definitiva si chiama “Pier” oppure “Francesco”. Io gli dico entrambe le cose. Loro mi chiedono com’è che io sono italiano ma ho soltanto un nome. Gli faccio capire che forse non sono abbastanza elegante per avere due nomi, lascio intendere che in Italia potrebbero essere così che funziona -- in fondo che ne sanno, basta che capiscano di chi sto parlando quando dico “Elegant-Man, you know”.Nel pomeriggio, di nuovo in camera, altra e-mail.
Da: “ivano bariani”Oggetto: Re: stai tranquillo e non far casiniData: 08 giugno 2006 15:49:21 CETA: “mamma”, “simone”, “mattia”, “peppe”, “stefano”, “daniele”, “flavia”sono di nuovo in camera! le notizie di oggi sono: in polonia si fa colazione alle 8, si pranza alle 16 e si cena alle 19. se fate due conti vedete che hanno dei seri problemi nell’organizzarsi la giornata. metteteci che a colazione mangiano solo prosciutto, uova, maionese e formaggi vari, e a pranzo ci danno di pancakes alla marmellata, e avete un quadro alimentare pesantemente completo. il fatto è, in polonia, che se ti dicono “noi facciamo la colazione salata e il pranzo dolce” devi prendere la frase come se ti avessero detto che non hai una sola possibilità nel paese di nutrirti diversamente. credono che “alternativa” sia nemico di “efficienza”. fortunatamente io e il mio sodale italiano (elegant-man o disco-boy, a seconda che parlino di lui i serbi o gli scozzesi) dopo il balletto delle bambine della scuola elementare di bydgoszcz organizzato per il festival, ci siamo fatti un giro per i fatti nostri, bypassando la visita ufficiale agli altri istituti culturali (una cosa tutta strette di mano, nomi incomprensibili che nessuno si aspetta tu sia in grado di ricordare, regali di libri in lingua, saluti, aperitivo -- diventa noiosa la seconda volta) e insomma mentre cazzeggiavamo in centro abbiamo incontrato arek, questo ragazzetto biondo, vestito da rapper, con un inglese dal forte accento russo mutuato in cadenza americana (“hèiii màààn” presente?). bèn, il tipo, che ha riconosciuto il nostro cazzeggiare senza meta ed è venuto ad attaccare bottone, studia una cosa tipo scienze della comunicazione qui in bydgoszcz. ci ha portato a pranzo nell’unico posto che fa qualcosa che non è soltanto dolce (cioè i soliti pancakes dolci, ma lì la rivoluzione è che puoi insistere per averci dentro qualcosa di salato; una volta su tre ti va bene). in ’sto posto abbiamo invitato a unirsi a noi una ragazza che pranzava da sola -- studia architettura, mi ha chiesto com’è il colosseo, aveva per un motivo che non ho approfondito due bacchette da batterista in borsa; nel pomeriggio doveva fare una specie di esame orale all’università così ci ha invitato ad andare a sentirla. solo che poi le abbiamo fatto fare tardi a forza di chiacchiere: quando siamo arrivati in facoltà la lista per l’esame era chiusa e lei piuttosto che essere bocciata s’è infilata in fondo alla lista, ma noi avevamo appuntamento alle 15 in piazza per ritrovare il nostro gruppo quindi ciccia: ho perso la mia occasione di fare da pubblico a un esame universitario polacco.vi risparmio la descrizione della fiera “bookcrossing” (anzi, quasi: vi basti sapere che un ragazzino delle medie mi ha fermato e mi ha regalato un cd di salmi dedicati al papa. naturalmente: qui “il papa” è sempre lo stesso papa, che sia morto non fa differenza. non vedo l’ora di ascoltarlo). inquietanti gli sviluppi comportamentali della delegazione cinese: ora non parlano più nemmeno tra di loro, fingono di non sapere una parola di inglese quando gli chiedi se hanno dormito bene, se gli è piaciuto il pranzo, se quella che hanno appena messo via non era per caso una microspia…ah, il ragazzo-rapper polacco ci ha promesso di venirci a prendere anche stasera, per portarci in un club o una cosa del genere. dice solo di portarci appresso i nostri passaporti e di parlare in italiano se un poliziotto ci ferma (pare che gli adolescenti qui siano il bersaglio preferito dalla polizia, e che gli stranieri siano temuti e riveriti più di ogni altra cosa -- dopo il papa).comunque sì: metti un paio di università-che-non-si-capisce-bene-cosa-insegnano al centro di una zona ad alto degrado industriale e hai un’idea abbastanza precisa di cos’è questo posto.Joanna, la ragazza che ci faceva da guida e interprete oggi in biblioteca, a un certo punto mi ha avvicinato per dirmi che le sembro un po’ troppo sarcastico. credo abbia deciso che sono un cazzone, e come tale mi tratta. quando le ho chiesto come mai era consentito a chiunque maneggiare volumi manoscritti del 1500 nella sezione esoterica della biblioteca, non mi ha proprio risposto. sicuramente mi odia. dettaglio inquietante: l’ho vista confabulare a lungo col nostro autista.allora, riepilogando: 3,6 sloti sono un euro. con 35 sloti ho comprato due fumetti polacchi dall’intento dichiaratamente propagandistico; l’amico rapper mi ha tradotto qualche pezzo e sono uno spettacolo. praticamente l’immaginario giovanile polacco in questo momento è tutto teso al tracciare una linea di discendenza diretta tra nazisti e comunisti. al mercato delle pulci avevo trovato anche un portasigarette in metallo con la falce e il martello sopra, ma la signora si è stranita, pensava la prendessi in giro, le ho detto che parlavo solo inglese, me ne sono andato quando si sono avvicinati i tizi degli altri banchi. gente, non sono sarcastico. sono solo italiano. (mi accorgo soltanto in questo momento che il mio sudore ha preso un odore strano, molto molto polacco. credo sia l’alimentazione. avete presente l’aria che si respira in metro all’una del pomeriggio tra piazza vittorio e termini?) l’altro fumetto che volevo comprare era la biografia del papa (quel papa, certo). ma poi ho scoperto che era la traduzione di un fumetto uscito in italia sul corriere dei piccoli, e ho lasciato lì.il mio polacco fa passi da gigante, comunque.dobra > buonotak > sìgospoda > ristorante al bordo della stradamamma: grazie per avermi ricaricato il telefono e detto tutte quelle cose lusinghiere ai miei creditori. non sai quanto ho apprezzato.stanotte guardavo fuori la luna sopra la foresta e pensavo a voi, amici. e pensavo che in sto posto non hanno le tende. alle 6 ero in piedi.per vostra conoscenza, ecco il membro più giovane della delegazione cinese che passeggia per il centro di bydgoszcz:baci alitosii
080606 – in chat08/06/06 16:12mattiama insomma, a parte il posto delirante, il convegno come va?08/06/06 16:13ivanoquale convegno?08/06/06 16:13mattiavabbè insomma quello che devi fare lì08/06/06 16:13ivanosiamo qui a rappresentare i nostri paesi,08/06/06 16:13mattiaa parte girare per rigattieri e biblioteche08/06/06 16:13ivanomentre questo paese ci fa vedere come stanno diventando bravi a entrare in europa08/06/06 16:13...ogni tanto vien voglia di abbracciarli08/06/06 16:13...“tranquilli, ragazzi; siamo stati tutti comunisti una volta”08/06/06 16:14...(sarebbe una bugia, ma una bugia che accorcia le distanze è praticamente una mezza verità)08/06/06 16:14mattiaboh mica ho capito08/06/06 16:14...cioè08/06/06 16:14...invece di essere tu presentato a loro08/06/06 16:15...sono loro che presentano il paese a te?08/06/06 16:15ivanoci sei08/06/06 16:15...aha ha ha hah ha08/06/06 16:15...praticamente è tutto "typical", "traditional", "ethnic"08/06/06 16:15...anche il mcdonald08/06/06 16:15mattiano veramente sono sconvolto08/06/06 16:15ivanoio non so per chi ci hanno preso...08/06/06 16:15mattiaè europa, non sud est asiatico08/06/06 16:16ivanotra l’altro08/06/06 16:16mattiamagari sperano che qualcosa finisca nei vostri racconti08/06/06 16:16...o cose del genere08/06/06 16:16...insomma, tutto rientra nella politica nel diffondere la loro neo-apertura al fighissimo pubblico occidentale08/06/06 16:16ivanoah, dici che una volta che ce ne siamo andati rimettono le bambine nelle scuole...08/06/06 16:16mattiadai! sì!08/06/06 16:16...come quel film... cos'era?08/06/06 16:16ivano?08/06/06 16:16mattiati ricordi?08/06/06 16:17ivanomh08/06/06 16:17...ah sì!08/06/06 16:17...il coso jugoslavo08/06/06 16:17mattiasì sì08/06/06 16:17ivanono, bosniaco08/06/06 16:17...“benvenuto mr president”08/06/06 16:17mattiasicuramente appena ti giri succedono le peggio porcherie08/06/06 16:18ivanote l’ho detto della prima pagina del giornale, in aeroporto?08/06/06 16:18...c’era il loro presidente con in mano questo dossier...e io gli ho chiesto se era uno scandalo o una crisi istituzionale...08/06/06 16:18mattiatu zitto mai eh08/06/06 16:18ivanoe la tipa mi ha spiegato che è un elenco di personaggi pubblici...08/06/06 16:19...ex-comunisti...08/06/06 16:19...epurati08/06/06 16:19mattiacioè?08/06/06 16:19ivanocioè il loro presidente non vuole più avere niente a che fare con loro...08/06/06 16:19...e il dossier serve a dimostrare che lui non ha MAI avuto niente a che fare con loro08/06/06 16:20...poi effettivamente ti guardano come se fossi lo zio d’america, quando parli08/06/06 16:20...ma non vogliono andarsene da casa loro08/06/06 16:20...vogliono entrare loro in europa, case e paese e tutto08/06/06 16:20...è tipo un periodo di cambiamenti08/06/06 16:21mattiacomunque tu, come italiano, non è che proprio puoi camminare a testa alta08/06/06 16:21...fatti venire anche una sola puntata di report in mente e hai chiuso con lo snobismo08/06/06 16:22ivanola cosa fica è questa: loro, nel rimodernarsi, copiano leggi e politiche economiche da germania, francia, inghilterra...08/06/06 16:22...però cosa succede...08/06/06 16:22...in germania una legge dice che non si può bere alcol in luoghi pubblici..08/06/06 16:22...(ma nessuno verrà mai a romperti le balle in germania se bevi una birra su una panchina)08/06/06 16:23...qui se ti vedono con un crodino fuori da un bar, ti mettono dentro per due mesi08/06/06 16:23...capito?08/06/06 16:23mattiagiusto08/06/06 16:23ivano?!08/06/06 16:23mattiail rigore comunista applicato alle leggi liberiste08/06/06 16:23ivanoesatto. il risultato è che l'alcolismo è il primo svago giovanile08/06/06 16:23mattial'ho sempre detto che berlusconi doveva essere il leader dell'ulivo08/06/06 16:23ivanoci sono macchine frantumate ai lati della strada ogni 10 kilometri08/06/06 16:24...anche perché qui non hanno autostrade08/06/06 16:24mattianon è colpa della legge se la gente in un posto del genere decide di suicidarsi bevendo08/06/06 16:24ivanono ma una legge così alza la posta della trasgressione08/06/06 16:24mattiamh08/06/06 16:26...vabbè, adesso la sparo08/06/06 16:26...ma referendum ne fanno secondo te?08/06/06 16:26ivanoboh08/06/06 16:26...mi informo e poi ti dico08/06/06 16:26mattiano no08/06/06 16:26...meglio di no08/06/06 16:27mattiafai il dobra ragzzo08/06/06 16:27...sorridi e annuisci08/06/06 16:27ivanoma lo spettacolo non è soltanto la polonia, son le delegazioni08/06/06 16:27...ora: ognuno ha la sua stanza. i cinesi -- 40 anni l'uno di media -- tutti elegantissimi, sono 4 in una stanza. ma comunque:08/06/06 16:28...avevamo tutti i nostri libri da regalare alla biblioteca, ok?08/06/06 16:28...ed erano libri normali, scozzesi, serbi, tedeschi, ecc.08/06/06 16:28...ognuno con il libro che ha scritto nell’anno precedente.08/06/06 16:29...ecco. i cinesi han portato l’enciclopedia, in sei volumi08/06/06 16:29mattianoooo08/06/06 16:29ivanoper altro: graficamente uno spettacolo. tutta miniata e dorata08/06/06 16:30mattiaovviamente non c'è il paragrafo sul tibet08/06/06 16:30ivanonon lo so. glielo chiedo08/06/06 16:30mattiae daje08/06/06 16:30...sta bbono. fatti lasciare le email gli chiedi tutto quando sei qui08/06/06 16:30...sempre che torni
090606 – ColazioneÈ stamattina che la solita assenza di cordialità di Vladimir torna utile: nemmeno io ho voglia di parlare con nessuno. Insomma trovo il mio ben poco loquace amico serbo che mangia solo soletto al centro della stanza-buffet per la colazione (vi svelo un segreto: è la stessa che si usa per il pranzo, alle 16, e per la cena, alle 19 -- pensate di avere problemi con gli orari dei pasti polacchi? bèn, non siete gli unici). In questo momento, mi rendo conto, Vladimir ha un dischetto di uovo sodo depositato tra i piedi. Ho un improvviso moto di tenerezza.Prendo la roba meno salata che il buffet offre (qui, la colazione è salata e il pranzo è dolce, fatevene una ragione). Tra parentesi: mi sento abbastanza uno schifo, grazie. Ieri sera, dopo aver conosciuto meglio Arek, ne siamo stati trascinati in almeno 5 club diversi, abbiamo chiacchierato senza risultati sconcertanti con una tipa che forse si chiamava Paula, forse Paola, forse Michelangelo, poi siamo tornati e c’era l’alba ma l’orologio diceva che erano le 2 di notte; benvenuti a 53 gradi di latitudine nord. Il programma per oggi dice: sveglia alle 6, incontro col sindaco di Bydgoszcz alle 7. Non so se Elegant-Man uscirà dalla sua stanza giù in città in tempo per raggiungerci. Mi accorgo solo ora che Vladimir è effettivamente un uomo orribile, quando mangia.
090606 – Torun´Dopo aver dato il meglio di noi come delegazione nel formalismo attillato del municipio, scopriamo che il nostro autista che non dorme mai ci aspetta per una gita a Torun´. Arek, presentando non so più quale lettera di raccomandazione della sua università, è riuscito ad ottenere il permesso di venire con noi. Il suo tratto distintivo è che ha sempre una bottiglia di Coca-Cola in mano. Oggi lo vedo parecchio emozionato; continua a dirmi che Torun´ è davvero una gran bella città, è dove è nato Copernico ma lui (Arek cioè) non ci è ancora mai stato. Non ho capito se ha falsificato la firma di un suo professore soltanto per stare un altro pomeriggio in compagnia nostra oppure se l’ha fatto perché ci tiene parecchio a questa gita.Salta fuori che Torun´ non è niente male. Punto.Sul pullman del ritorno, vuoi le birre vuoi la stanchezza, tra me e Arek parte una sequenza di fraintendimenti esilaranti su Papa Ratzinger, Paparazzi e “Papa rap singer”. I cinesi cominciano a disprezzarci apertamente. Joanna e l’autista ci guardano e non fanno nemmeno più la fatica di scuotere la testa; evidentemente, stando ai loro piani, abbiamo le ore contate. Arek disinnesca la mia paura nei confronti dell’uomo con una sola battuta: “L’autista? Quello ha un naso così grosso che potrebbe fumare sotto la doccia”. La cosa comunque non aiuta la nostra crisi di riso isterico.Segue, nel pomeriggio, quello che il programma definisce Incontro Formale con I Famosi Scrittori ed Editori Polacchi. Vengo a sapere -- ma dubito che sia vero, anche se dubito nello stesso modo che mi abbiano voluto raccontare una balla -- che in Polonia esistono due sole case editrici. Una politicamente schierata a destra, un’altra a sinistra. A seconda del partito al governo, aumentano o diminuiscono i titoli stampati da ognuna, in maniera proporzionata. Ovviamente, il totale non cambia mai. Il meccanismo naturalmente è chiaro, ma lo stesso mi sfugge perché debbano racccontarmi una storia così palesemente falsa. Per quel che ne sapevo io, a Varsavia si tiene tutti gli anni una fiera del libro internazionale, e insomma la Polonia -- piuttosto che essere una nazione affetta da schizofrenia editorial-bipolare -- ho l’impressione che viaggi su due binari. Esiste una Polonia dei grandi centri urbani, di cui in questi quattro giorni non ho visto una beneamata ceppa, e una Polonia di provincia, timidamente conservatrice, fatta di festival che esauriscono la propria carica di “internazionalità” con un paio di gemellaggi. La Polonia Provinciale, la Polonia Padana che ho visto io in questi giorni, è una Polonia che non vede l’ora di potersi dire non-più-comunista, ma i cui poliziotti son pronti a pestare un ragazzino se gli risponde “Sì” invece di “Sissignore”. (Non lo so se esiste un’altra Polonia, perché non l’ho vista; però ho visto il ragazzino e il pugno del poliziotto, e ho visto le pistole elettriche alla cintura dei buttafuori di ogni discoteca). In questa Polonia qui, i fiumi scorrono dal mare verso i paesi -- fanno così anche dalle parti di Comacchio, in provincia di Ferrara. L’anno scorso, da quelle parti lì, la polizia ha ammazzato di botte uno che era diventato maggiorenne da appena due mesi (poi han detto che forse aveva assunto droghe, forse aveva iniziato lui, forse era cintura nera di qualche pericolosissima arte marziale) sta di fatto che io conosco solo un altro posto tanto orizzontale dove la prima causa di morte sotto i trent’anni sono gli incidenti stradali e dove il primo pensiero di un ragazzo, se vede un poliziotto, è scappare.Tornato in camera: un’ultima seduta di chat polacca.09/06/06 18:27ivanodimmi che sei ancora lì!09/06/06 18:28mattiaecco09/06/06 18:28...ciao09/06/06 18:28ivanohurrà!09/06/06 18:28mattiabello sentirti09/06/06 18:28ivanoio sono appena tornato da un posto che è tipo versailles ma fuori bydgoszcz09/06/06 18:28...dovevamo fare questo scambio culturale con gli scrittori di qui09/06/06 18:28mattiac'erano i vampiri?09/06/06 18:29ivano?09/06/06 18:29...vampiri09/06/06 18:29mattiano così...09/06/06 18:29ivanoah, no09/06/06 18:29mattiabeh com’era?09/06/06 18:29ivanoniente vampiri ma la crema della letteratura polacca nei dintorni di bydgoszcz09/06/06 18:29...ho un sacco di libri in regalo09/06/06 18:29mattiain polacco?09/06/06 18:29ivanocon un sacco di dediche incomprensibili09/06/06 18:30...già, sai quella lingua senza le vocali che assomiglia all'italiano soltanto per parole come vasectomia e plurimandatario?09/06/06 18:30...bèn, la novità è che domattina mi sveglio alle 509/06/06 18:30mattiaperché?09/06/06 18:31ivanoperché nessuno ha intenzione di accompagnarmi a varsavia09/06/06 18:31...e qui i treni ce la fanno ad essere peggio che in italia09/06/06 18:41mattiama stasera che fai?09/06/06 18:41ivanostasera la nostra guida ggggiovane, arek, il tipo che abbiamo conosciuto per caso e ci sta salvando la permanenza, ci porta un po’ in giro09/06/06 18:42...hanno un concetto di discoteca-pub un attimo fermo agli anni 90, ma vabbé09/06/06 18:42...il fatto è che son stanchissimo09/06/06 18:42mattiati credo09/06/06 18:43ivanosai, una birra costa tipo 1 euro, ceni in due nel miglior ristorante con 15 euro ma i libri hanno più o meno i nostri prezzi09/06/06 18:43mattiasono carissimi quindi... non legge nessuno09/06/06 18:44ivanoboh, quelli a cui ho domandato mi han detto che secondo loro costano “il giusto”. non li capisco.09/06/06 18:44...ma del resto nemmeno loro capiscono me09/06/06 18:44mattiabah09/06/06 18:44ivanodovevi vedere che figata il reading di ierisera09/06/06 18:44mattiaah allora lo avete fatto un reading09/06/06 18:44ivanoio leggo cinque minuti in italiano, poi un tizio rilegge il mio racconto in polacco09/06/06 18:44mattiain tutte le lingue?09/06/06 18:45...fico, come a massenzio!09/06/06 18:45ivanoseh, solo che l’unica traduzione contemplata era in polacco.09/06/06 18:45mattiaeccerto09/06/06 18:45ivanonon sai il divertimento quando hanno letto le ucraine e i cinesi e i serbi...09/06/06 18:45mattiama c’era pubblico?09/06/06 18:45ivano20 persone. ma qui sono furbi:09/06/06 18:45...si portano ogni grado di parente09/06/06 18:45...e poi stipano tutti in una stanzetta grande così09/06/06 18:46...ah!09/06/06 18:46...c’era un suonatore di marimba09/06/06 18:46...MARIMBA09/06/06 18:46...cazzo09/06/06 18:46mattiacioè se hai un cugino di terzo grado scrittore sei fottuto09/06/06 18:46...ti toccano tutti i reading del mondo09/06/06 18:46ivanosì sì!09/06/06 18:46mattiache diavolo è la marimba?09/06/06 18:46ivanonon sai cos’è la marimba?!09/06/06 18:46mattiaehm no09/06/06 18:47ivanoquella specie di xilofono gigante09/06/06 18:47...lungo qualcosa come 3 metri09/06/06 18:47...alto un metro da terra09/06/06 18:47...si suona con 4 bacchette contemporaneamente, due per mano09/06/06 18:47...produce suoni che spaziano dalla scureggia di formica alle trombe dell’apocalisse09/06/06 18:47mattiaossignor09/06/06 18:47ivanogià09/06/06 18:47...ho le foto09/06/06 18:48...lo so che non mi credi09/06/06 18:48mattiae video ne hai fatti?09/06/06 18:48...cavolo dovevo prestarti la mia macchina09/06/06 18:48ivanoqualcuno l’ho fatto, ma senza audio, capirai, si perde tutta la sonorità polacca. se mi prestavi la tua li facevo per bene09/06/06 18:48mattiaforse no... se ti tengono per sempre lì perdevo pure le foto della cresima di mio cugino che ancora non ho scaricato09/06/06 18:48ivanomi piace il tuo pragmatismo09/06/06 18:48mattiaah già09/06/06 18:48ivanoha un che di cinese09/06/06 18:48mattiasemo09/06/06 18:48ivanoe a proposito dei nostri amici cinesi....09/06/06 18:48mattianostri di chi?09/06/06 18:49ivanosto per parlarti del loro problema con le porte09/06/06 18:49...sei pronto?09/06/06 18:49mattiami metto comodo09/06/06 18:49ivanoesistono due tipi di porta nel mondo:09/06/06 18:49...quella aperta, e quella chiusa09/06/06 18:49mattiae fin qui09/06/06 18:49ivanose un cinese incontra una porta chiusa lungo il suo cammino09/06/06 18:49...dopo averla aperta deve assicurarsi che tutte le donne nella stanza abbondino il locale prima di lui09/06/06 18:50...ok?09/06/06 18:50mattiaabbondino?09/06/06 18:50ivanoabbandonino09/06/06 18:50mattiaah, e perché?09/06/06 18:50ivanodeve farle uscire TUTTE QUANTE, per quanto lontano esse siano, prima di lui.09/06/06 18:50...secondo lui è gentilezza09/06/06 18:51mattia“ehi signorina laggiù”09/06/06 18:51...“corra, presto”09/06/06 18:51ivanoesattamente09/06/06 18:51...ma non è tutto. quando un cinese incontra una porta aperta,09/06/06 18:51...egli NON PUO' in alcun modo toccarla09/06/06 18:51...mi spiego09/06/06 18:51...se è spalancata, tutto bene09/06/06 18:51...se è aperta di tipo due spanne,09/06/06 18:51...il cinese si contrae e si infila nel pertugio09/06/06 18:52...insomma non può farsi strada. è tipo offensivo. o qualcosa del genere09/06/06 18:52...capito?09/06/06 18:52mattiaaiuto mi fa male la pancia dal ridere09/06/06 18:52...ma è offensivo nei confronti della sorella porta?09/06/06 18:52...è un panteismo di ritorno?09/06/06 18:53ivanonon lo so. ma immagina la scena: ogni volta che passiamo attraverso una porta e i cinesi mi seguono, io la spingo leggermente...09/06/06 18:53...stiamo organizzando delle gare.09/06/06 18:53ivanotipo limbo in verticale09/06/06 18:53mattiauè ma dove sei finito?09/06/06 18:54...dai fammi ridere ancora..09/06/06 18:55ivanoboh il campo va e viene...09/06/06 18:55mattiaah eccoti09/06/06 18:56...ma mmi stavo chiedendo: avrai il fiato che puzzerà di aglio per i prossimi 3 giorni?09/06/06 19:03ivanono. niente aglio09/06/06 19:03mattiastrano09/06/06 19:03ivanousano spezie strane, non l'aglio09/06/06 19:03...usano abbastanza il porro09/06/06 19:03mattiarussi e simili campano d'aglio09/06/06 19:04ivanook, spero che nessuno di loro abbia intercettato questa comunicazione...09/06/06 19:04...non dire MAI ad un polacco09/06/06 19:04...che “sembra” o anche solo “ti ricorda” un russo09/06/06 19:04...MAI09/06/06 19:04...ok?09/06/06 19:04mattiaokok09/06/06 19:04ivanoaltra gaffe da non fare: non versare mai da bere a un cinese09/06/06 19:04mattiapoveri cinesi09/06/06 19:05...che ti hanno fatto?09/06/06 19:05ivanosi versa da bere soltanto alle donne, ok?09/06/06 19:05...se tu versi da bere a un cinese gli stai dando del frocio09/06/06 19:05mattiain effetti...09/06/06 19:05ivanoaltra cosa, ma che te la dico a fare: non guardare mai nel suo piatto09/06/06 19:06...non tanto perché si offende (può pure essere, non so) è che sbavano un sacco quando mangiano09/06/06 19:06...c’è sempre questo laghetto bianco, nel loro piatto09/06/06 19:06mattiama forse perché non sono abituati alle forchette09/06/06 19:06ivanoè per quello che ci tengono la testa dentro09/06/06 19:06mattiavorrei vedere te con le bacchette09/06/06 19:06ivanoio li vedo parecchio mobili con le forchette09/06/06 19:07mattiasì ma la conformazione della loro bocca non è fatta per le forchette09/06/06 19:07ivanoma è fico perché si chinano sul piatto e dopo i pasti quelli con gli occhiali ce li hanno sempre appannati o sporchi di sugo
090606 – ultima cenaImparo una cosa. Ecco un piccolo test per tutti voi aspiranti polacchi: come si fa a liberarsi dell’onere di pulire le camere di questi due idioti dall’Italia?Soluzione: soltanto alla fine del loro ultimo giorno di permanenza si dice all’unico dei due italioti ad essere permaso che per avere la camera pulita deve lasciare le chiavi in reception.Domanda di riserva: cosa gli si risponde se quello un po’ si inalbera perché insomma non frega proprio a nessuno che lui domani parte?Soluzione: “Ci dispiace, noi te l’avevamo detto, non avevamo capito che non capisci il polacco.”
090606 – last night in BydgoszczGrande bevuta con Jim, Susan, Arek ed Elegant-Man che ci raggiunge al pub direttamene da non si capisce quale via del centro (praticamente son tre giorni che non lo vedo, al mio super-ex-compagno-di-stanza; compare soltanto la sera, prima di seguire Arek in un nuovo locale, giacca e camicia come se fossero appena uscite dal cellophane della loro fabbrica asiatica; forse si è divertito pure lui; insiste a chiedermi se mi son reso conto anche io che “questa città è proprio piena di fica”). Siedono all’aperto insieme a noi: centinaia di polacchi in attesa della prima partita del mondiale. E sarà quest’aria da rissa imminente, sarà che ho tenuto il conto dei viaggi della cameriera dall’interno del pub ai tavolini esterni e ritorno -- e quindi già prima della fine della partita so che ne ha fatti molti più che un paio per ognuno degli energumeni stravaccati con noi sotto il televisore -- ma insomma decido che me ne vado a nanna presto. Domani ci avrei anche un treno da prendere, ecco la mia scusa ufficiale.Quando mi affaccio nel primo taxi che trovo parcheggiato, gli interni in moquette leopardata mi accolgono tristemente vuoti. Il taxista ci mette un secondo a fiondarsi fuori dal bar lì accanto. Quando mette in moto mi accorgo della puzza di sigarette e birra: gli do l’indirizzo respirando con la bocca e poi mi aggrappo dove posso: e di colpo capisco che il grande piano di quest’ometto incartapecorito è mollarmi all’albergo a tempo di record e tornare indietro prima degli ultimi dieci minuti di gioco.Lungo quella serie di crateri tra i quali di tanto in tanto s’intuisce il viale che porta all’Agat Hotel, il fondo del taxi colpisce il terreno un paio di volte. Il tizio reagisce come se ne andasse della sua stessa vita. Accelera fino a sincronizzare i rimbalzi con i pezzi di asfalto fra una buca e l’altra.Al terzo colpo sentiamo la marmitta staccarsi e rimbalzare lontano; il tizio non si ferma. Il rombo del motore comincia a riverberare nell’abitacolo -- se ci metti anche la moquette, l’impressione generale è che tutto quanto il taxi stia ruggendo incazzato.Arrivati nel parcheggio dell’Agat Hotel l’autista rallenta appena per buttarmi fuori dal taxi, fa inversione poco più avanti, torna indietro a prendersi i soldi attraverso il finestrino e si ributta sulla mulattiera. Io rimango a guardarlo mentre si allontana. Arrivato a metà del vialetto si ferma, scende, raccoglie la marmitta e la lancia nel bagagliaio. Poi riparte verso il bar più vicino. Niente male, mi ritroverò a pensare di lì a un quarto d’ora, per uno che sta per ciucciarsi due gol dall’Ecuador.
100606 – treno all’albaSeduto in treno, la testa sullo zaino, ripasso le due grandi regole del wanna-be-polish:1) evitare di chiedere o anche soltanto cercare acqua potabile. Nessuno la beve -- perché dovrebbero sapere cos’è? Ora, capisco che lo scenario di una nazione (una nazione europea) completamente idrofoba è plausibile quanto lo scenario di un’editoria nazionale fatta soltanto di due case editrici, per cui diciamo che se avete in programma un viaggio nella piccola provincia polacca allora dovete mettere in conto che la bevanda analcolica meno zuccherata cui avrete accesso qui è un deprimente tè freddo di importazione. Stamattina, mentre l’odore dei miei calzini sporchi mi raggiungeva anche attraverso il sacchetto di nailon nella tasca più esterna dello zaino, mi son ritrovato costretto a raccogliere una bottiglietta mezza piena rimasta nel cestino della carta straccia dal giorno in cui siamo arrivati. Poi l’ho diluita con un po’ di quello che esce dal rubinetto del bagno (nessuno ha saputo dirmi se qui l’acqua domestica è potabile; la riposta è sempre stata una specie di “Ma non ti ci devi semplicemente lavare?” E vi garantisco che ho chiesto proprio a tutti; quindi quello che spero a questo punto è che la miscela che mi porto appresso abbia almeno tre quarti dei valori in regola). Scuoto la bottiglietta per controllare che non perda.2) nonostante tutto, mai lasciare intendere che voi non considerate la Polonia un grande Paese -- sfortunato, che sta giusto adesso uscendo da un brutto periodo -- ma comunque un GRANDE Paese. Stamattina, non lo so perché, ho provato a raccontare al tipo che mi ha portato in stazione risparmiandomi il taxi che il taxista di ieri notte ha sfondato la marmitta lungo quella stessa strada. E non lo so, più ci ripenso e più son convinto che il mio dovesse suonare come un modo per scherzare sulla fretta di quel taxista, o dei taxisti in generale, eventualmente sulla reazione assurda che aveva avuto un certo uomo, la notte prima. Ma è stato come indicare la luna a un rappresentante di anelli -- e insomma siccome non si parla della corda in casa dell’impiccato, il tipo ha fatto Quella Faccia (la stessa di Arek, l’altra sera, quando gli ho fatto notare che non è esattamente “civile” che uno rischi gli incisivi ogni volta che apre bocca davanti alle forze di polizia) e mi ha detto che stanno per farci un’autostrada, lì. Nota bene: l’autista non era dispiaciuto per le condizioni della strada (i polacchi che ho conosciuto io non sono mai dispiaciuti) semplicemente, avesse potuto, mi avrebbe trattenuto lì altri due anni solo per farmi vedere che cazzo di fantastica autostrada sarebbero stati capaci di costruire. Questo gruppo di case che stiamo attraversando? “Off!” e con la mano fa segno di falciare l’orizzonte. Due-anni-non-sono-molto-per-costruire-un’autostrada è stato il suo ultimo commento. Io ho solo detto che era una bella città, la sua. Quello che avevo in mente, però, era una cosa come: e quelli che ci vivono, in quelle case?Il risultato generale è che come straniero sei il benvenuto, ovunque tu metta il naso. Ti percepiscono come un elemento esterno in grado di conferire senso a tutto il loro sbattimento quotidiano. In senso più astratto, sei tipo l’osservatore che rende possibile il fenomeno. In fondo, tutto questo darsi da fare è esattamente per te.Se un albero cade in una foresta ma nessuno lo sente, l’albero fa rumore? E se in Polonia c’è un albero da tagliare ma non ci sono stranieri nei paraggi, ha senso farlo per bene?L’altra cosa è che si sono praticamente reinventati un paese daccapo, ho idea. Tipo: i comunisti non facevano le ferrovie perché investivano su autobus e pullman? Bene. Oggi i treni polacchi sono meglio di quelli italiani (e ok, è un esempio un po’ debole, ma sono meglio anche di quelli spagnoli, e di quelli francesi). Non perché sono lussuosi (e probabilmente nemmeno perché ci lavora sopra personale qualificato), semplicemente: sono nuovi di pacca. C’è ancora la plastica degli imballaggi attorno a certe maniglie. Solo che è come se i progetti ci avessero messo un decennio per raggiungere le fabbriche una volta usciti dagli studi di design. È tutto nuovissimo, ma molto Anni Novanta, ecco cosa. E per tutto il resto: è come fare disegni delle onde. Domani torni su quello stesso scoglio e ci hanno fatto un’autostrada.Ma sai che c’è? In un Paese dove sono tutti alti, i treni sono davvero comodi.
100606 – Varsavia(Ecco la perla finale.)(Pronti?)(Eccola che arriva, allora.)Il taxista fuori la stazione di Varsavia attacca bottone in inglese mentre mi porta in aeroporto. Ha un inglese buono, molto meglio del mio tanto per capirci, perché qui o lo sanno da dio o non fiatano una parola non polacca. E insomma mi parla di Varsavia, la grande-città-pericolosa, del fatto che c’è solo gente che ci viene per affari, che stanno costruendo nuovi uffici e promettono di aumentare le stazioni e le linee della metropolitana…“Ma sai come vanno queste cose. Tutti promettono e nessuno lo fa!”Perché non lo fanno?“I politici sono pappemolli.”Ecco. Qui nessuno ama i politici. Ti dicono che i politici sono tutti stupidi, e quelli che sembrano intelligenti in realtà sono solo furbi che si arricchiscono coi soldi degli altri, e che la gente onesta in politica non ci entra proprio.Cosa fa la gente onesta?“Resta nelle scuole, dirige enti non governativi, fa delle cose importanti per migliorare davvero questo Paese. In politica, invece, ci sono soltanto tizi che fino a ieri abitavano in quei palazzi!(E me li indica, i mostri di cemento armato che scorrono alla nostra destra; edilizia popolare fuori di ogni dubbio.)“Oggi, quella gente è miliardaria.”Perché?“Perché erano comunisti.”Ah.“Oggi,” continua, “li vedi in tv che bacerebbero il Papa se potessero.” E a proposito del papa: “Quello sì che era un tizio in gamba.”Questo tizio, Arek, Joanna e più in generale tutti quelli con cui son riuscito a parlare abbastanza a lungo, sono disillusi e stanchi. Sono la più vecchia democrazia europea, ne hanno viste di cotte e di crude, e la morale è che ora non si fidano.“Ci vorrebbe qualcuno fuori dai giochi della politica,” mi dice il taxista entrando nell’aeroporto. “Qualcuno nuovo e forte, che finisca la metropolitana e rimetta in moto il Paese. Qualcuno che crei del lavoro per i giovani. Qualcuno che decida di scendere in campo pur non facendo parte del mondo politico.”E io non lo so se è colpa del design fuori fase di questo posto qui oppure cosa, ma ho come l’impressione di ricordarmeli fin troppo bene i primi Anni Novanta italiani. Me lo ricordo “qualcuno fuori dai giochi della politica” che prometteva “posti di lavoro per tutti” il giorno che finalmente aveva deciso di “scendere in campo”. L’ho visto succedere, e poi passare, e non mi è rimasta proprio una bella immagine del tutto. Al taxista, però, evito di dirglielo. Lui mi saluta. Dice che a volte il suo è un buon lavoro perché riesce anche a rispolverare il suo inglese. Avrà 50 anni.Da quant’è che guida il taxi?“Quattro anni.”E prima?“
Ingegnere meccanico, responsabile dei progetti con l’estero.” Mi allunga lo zaino e mi sorride. Poi si stringe nelle spalle. “Le cose cambiano.”Buon viaggio, alla fine, me lo dice in italiano.
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